Propongo una nuova traduzione di una lettera datata 7 giugno 1909 e indirizzata a Carl Gustav Jung nella quale Sigmund Freud illustra ulteriormente i movimenti del controtransfert in riferimento alle dinamiche relative alla giovane Sabina Spielrein.
145 F
7.6[1].09
Via Berggasse 19, zona IX, Vienna.
Caro amico,
poiché so che Lei è personalmente interessato alla faccenda Spielrein, Le scrivo ancora in proposito, naturalmente non c’è bisogno che risponda.
Ho inteso correttamente il suo telegramma,[2] la spiegazione coincideva con la mia ipotesi. Dopo il telegramma ho quindi scritto una lettera alla Spielrein, nella quale facevo l’ingenuo, come se avessi avuto da giudicare l’offerta di un’entusiasta fin troppo infervorata. Scrivevo che non potevo assumermi la responsabilità per il suo viaggio, che si trattava di un qualcosa estremamente interessante per me, ma che altresì non sapevo cosa la inducesse al sacrificio, e che perciò la pregavo di comunicarmi inizialmente per lettera la natura della cosa. Non è ancora giunta una risposta.
Tali esperienze, anche se dolorose, sono necessarie e difficili da evitare. Solo allora si conoscono la vita e cosa si ha in mano. Io stesso non ci sono cascato del tutto, ma qualche volta mi ci sono trovato vicino e ho avuto a narrow escape.[3]
Credo che soltanto le tremende necessità fra le quali il mio lavoro si è svolto e il decennio di ritardo rispetto a Lei, prima di arrivare alla ψ, mi hanno preservato da simili esperienze. Tuttavia, non importa. Ci si fa quindi il callo, si diviene signori del «controtransfert», in cui si viene spostati ogni volta, e si impara a trasferire il proprio affetto e a piazzarlo in modo opportuno. Questo è “a blessing in disguise”.[4]
Il “più grande” spettacolo della natura ce lo offrono queste donne, che adoperano come stimoli tutte le astuzie psichiche immaginabili fino a che non hanno raggiunto il loro scopo. Quando questo accade, o quando sono sicure del contrario, si può essere sorpresi dal mutamento della costellazione.
E ora qualche notizia pratica:
Groß, Über psychopathische Minderwertigkeiten, Vienna, Braumüller 1909. Ho ricevuto il libro dal vecchio, che ha preso spunto dalla lettera di ringraziamento per pregarmi di scrivere a Otto di quanto mi è piaciuto libro e di discutere a voce con lui alcune parti. Poi dovrei scrivere al padre il mio giudizio. Mi sono fermamente rifiutato, riferendomi ai risultati della Sua ricerca. Ho troppo rispetto per Otto Gross.
Da Marcinowski ho ricevuto oggi una lettera graziosa, nella quale si annunciava come convinto seguace e compagno di lotta. Altri tre articoli sarebbero in stampa in diversi luoghi. Lui cerca contatti con la nostra cerchia e vuole degli indirizzi. Il suo è: Casa di cura Sielbeck a Uklei, Holstein. Credo che sia un acquisto prezioso, un uomo capace. Non ho ancora ricevuto il suo lavoro.
In tutto lo Jahrbuch non ho trovato nulla. Il nostro Ferenczi ha scritto una recensione per una rivista viennese.[5] Sul Neurologisches Zentralblatt di oggi ha finalmente svolazzato la prima noticina sul Kleinen Hans. Il recensore è Bratz[6] e offre uno degli esempi più chiari della deficienza affettiva, tanto che gli si potrebbero perdonare tutte le sue stupidaggini. Subito dopo vi è una recensione sulla piccola comunicazione della signorina Chalewsky[7] ad opera di Kurt Mendel[8] in persona, di una sfacciataggine imperdonabile. Oggi mi è arrivato per caso il nuovo Lehrbuch der Nervenkrankheiten (Curschmann),[9] in cui Aschaffenburg tratta delle nevrosi. Anche senza le sue tipiche cattiverie, è naturalmente desolante, insensato, ecc.
Una giornata, dunque, ricca di eventi. La storia del Gläsernen sta in un qualche numero dello Zukunft. Il contesto della sua lettera dimostra che Lei non ne ha dimenticato il significato.
Le stringo la mano, colmo di buone speranze, e la saluto cordialmente.
Suo Freud
Note
[1] Il numero del mese è stato corretto in 6 con un punto esclamativo (!).
[2] Non attestato.
[3] In inglese nel testo. Espressione idiomatica che indica una fuga realizzata all’ultimo momento, per un pelo.
[4] In inglese nel testo. Espressione idiomatica che indica un evento benefico inaspettato, o tale nonostante le apparenze.
[5] Non rintracciata, forse perché non apparsa, non essendo contenuta nella bibliografia (Schriften Zur Psychoanalyse, vol. II, pp. 411 e sgg).
[6] Certamente Emil Bratz (1868-1934), neurologo a Berlino, capo del manicomio di Dalldorf. La sua recensione si trova in Neurologisches Zentralblatt, 28 (1909), p. 585; nella stessa recensione egli critica anche la relazione di Jung ad Amsterdam. Per il suo attacco ad Abraham nel novembre 1908, vd. o. 114 F, nota 3.
[7] Fanny Chalewsky, nata a Rostow sul Don, conseguì il dottorato nel 1907 a Zurigo. Il lavoro è Heilung eines hysterischen Bellens durch Psychoanalyse, in Zentralblatt für Nervenheilkunde und Psychiatrie, 20 (1909), pp. 305-307.
[8] Kurt Mendel (1874-1946), psichiatra a Berlino, direttore del Neurologisches Zentralblatt. Cfr. K. Mendel, Rezension zu “Heilung eines hysterischen Bellens durch Psychoanalyse” von Fanny Chalewsky, in Neurologisches Zentralblatt, 28 (1909), p. 587. Vedi anche Jung: Zur Kritik über Psychoanalyse, in Jahrbuch für psychoanalytische und psychopathologische Forschungen, 2 (1910), pp. 743-746, in cui Jung polemizza contro la caparbietà degli specialisti nei confronti della psicoanalisi e riporta una critica dallo Zentralblatt, nella quale Mendel attacca in modo satirico la visione freudiana. Cfr. Rezension zu “Psychoneurosen und Psychoanalyse” von J. A. Haslebacher, in Neurologisches Zentralblatt, 29(6) (1910), pp. 320-321.
[9] Hans Curschmann (1875-1950), autore, con F. Kramer, del Lehrbuchs der Nervenkrankheiten, J. Springer, Berlino 1909).
Bibliografia
S. Freud, C. G. Jung, Sigmund Freud / C. G. Jung Briefwechsel, Fischer, Francoforte 1974, pp. 254-257.
Di seguito il testo originale:
145 F
7.6[1].09
Wien, IX., Berggasse 19
Lieber Freund
Da ich Sie an der Angelegenheit Spielrein persönlich interessiert weiß, schreibe ich Ihnen weiteres darüber, worauf Sie natürlich nicht zu antworten brauchen.
Ihr Telegramm[2] habe ich richtig verstanden, die Aufklärung deckte sich mit meiner Vermutung. Ich schrieb der Spielrein also nach dem Telegramm einen Brief, in dem ich mich so dumm stellte, als ob ich ein Anerbieten einer übereifrigen Enthusiastin zu beurteilen hätte. Ich könnte die Verantwortung für ihre Reise doch nicht übernehmen, wo es sich um etwas wesentlich für mich Interessantes handle, wüßte auch nicht, wie sie dazu käme, das Opfer zu bringen, und bäte daher zunächst um briefliche Mitteilung, welcher Art die Sache sei. Antwort darauf steht noch aus.
Solche Erfahrungen, wenngleich schmerzlich, sind notwendig und schwer zu ersparen. Erst dann kennt man das Leben und die Sache, die man in der Hand hat. Ich selbst bin zwar nicht ganz so hereingefallen, aber ich war einige Male sehr nahe daran und hatte a narrow escape.
Ich glaube, nur die grimmigen Notwendigkeiten, unter denen mein Arbeiten stand, und das Dezennium Verspätung gegen Sie, mit dem ich zur ψ kam, haben mich vor den nämlichen Erlebnissen bewahrt. Es schadet aber nichts. Es wächst einem so die nötige harte Haut, man wird der »Gegenübertragung« Herr, in die man doch jedesmal versetzt wird, und lernt seine eigenen Affekte verschieben und zweckmäßig plazieren. Es ist »a blessing in disguise«.
Das »großartigste« Naturschauspiel bietet die Fähigkeit dieser Frauen, alle erdenklichen psychischen Vollkommenheiten als Reize aufzubringen, bis sie ihren Zweck erreicht haben. Wenn das geschehen ist oder das Gegenteil gesichert, dann kann man über die veränderte Konstellation staunen.
Nun ein paar sachliche Nachrichten:
Groß, >über psychopathische Minderwertigkeiten<, Wien, Braumüller 1909. Ich habe das Buch vom Alten bekommen, der an meinen anerkennenden Dankbrief die Bitte knüpfte, ich möge dem Otto schreiben, wie sehr mir das Buch gefiele, und ich möchte doch über einige Partien desselben mündlich mit ihm verhandeln. Dann sollte ich dem Vater mein Urteil schreiben. Ich lehnte mit Entschiedenheit ab unter Berufung auf die Ergebnisse Ihrer Untersuchung. Vor Otto Groß habe ich zuviel Respekt.
Von Marcinowski habe ich heute einen reizenden Brief erhalten, in dem er sich als überzeugter Anhänger und kampfbereiter Genosse ankündigt. Drei weitere Aufsätze seien an verschiedenen Stellen im Drucke. Er sucht Anschluß an unseren Kreis und verlangt Adressen. Die seine ist: Sanatorium Haus Sielbeck a. Uklei, Holstein. Ich glaube, das ist eine wertvolle Akquisition, ein tüchtiger Mensch. Seine Arbeit habe ich noch nicht bekommen.
über das >Jahrbuch< im ganzen habe ich auch nichts gelesen. Ein Referat für eine Wiener Zeitschrift hat unser Ferenczi abgefaßt.[3] Im heutigen >Neurologischen Zentralblatt< flattert endlich die erste Dreckschwalbe über den >Kleinen Hans< auf. Referent ist Braatz[4] und liefert ein prachtvolles Beispiel des schönsten affektiven Schwachsinnes, wofür man ihm alle seine Dummheit verzeihen könnte. Hart daneben findet sich ein Referat über die kleine Mitteilung des Frl. Chalewsky[5] von Kurt Mendel[6] höchstselbst, von unverzeihlicher Frechheit. Zufällig ist mir heute auch das neue >Lehrbuch der Nervenkrankheiten< zugekommen (Curschmann),[7] in dem Aschaffenburg die Neurosen behandelt. Ohne seine sonstige Gehässigkeit, natürlich trist, inhaltslos usw.
Ein ereignisvoller Tag also. Die Geschichte vom »Gläsernen« stand irgendeinmal in der >Zukunft<. Der Zusammenhang Ihres Briefes zeigt, daß Sie den Sinn derselben nicht vergessen haben.
Ich drücke Ihnen in froher Zuversicht die Hand und grüße Sie herzlich.
Ihr Freud
Noten
[1] Zahl des Monats in »6« verbessert, mit »(!)«.
[2] Nicht erhalten.
[3] Nicht ermittelt, vielleicht nicht erschienen, da in der Bibliographie (Schriften Zur Psychoanalyse, Bd. II, S. 411 und ff.) nicht enthalten.
[4] Wohl Emil Bratz (18 -1934), Neurologe in Berlin, Sanitätsrat, Chef der Irrenanstalt Dalldorf. Sein Referat findet sich im Neurologischen Zentralblatt, Bd. XXVIII (7. Juni 1909), S. 585; im selben Referat kritisiert er auch Jungs Vortrag in Amsterdam. Für seinen Angriff auf Abraham im November 1908, siehe o. 114 F, Anm. 3.
[5] Fanny Chalewsky, geboren in Rostow am Don, erwarb ihren Doktorgrad 1907 in Zürich. Die Arbeit ist >Heilung eines hysterischen Bellens durch Psychoanalyse<, Zentralblatt für Nervenheilkunde und Psychiatrie, Bd. XX (1909).
[6] Kurt Mendel (1874-1946), Psychiater in Berlin, Herausgeber des Neurologischen Zentralblatts. Siehe auch Jung: >Zur Kritik über Psychoanalyse<, Jahrbuch, Bd. H, 2. Hälfte (1910), G.W. 4, worin Jung gegen die Verstocktheit der Fachleute gegenüber der Psychoanalyse polemisiert und eine Kritik aus dem Zentralblatt, Bd. XXIX, Nr.6 (1910) abdruckt, in der Mendel den Freudschen Standpunkt satirisch angreift. Siehe auch unten, 210 J, Anm. 2.
[7] Hans Curschmann (1875-1950), zusammen mit F. Kramer, Autor des Lehrbuchs der Nervenkrankheiten (J. Springer, Berlin 1909).
Traduzione molto buona rispetto a quella annacquata di Mazzino Montinari. Mi è molto utile perché corregge la mia ignoranza sulla prima volta in cui Freud affronta la faccenda del controtransfert. Non è alla riunione del mercoledì 9 marzo 1910, come credevo, ma ben più di un anno prima. Il tema è scabroso. Singolare è il fatto che dopo la rottura con Jung, del cui controtransfert la lettera parla, Freud abbia rimosso il problema controtransferale, con grave danno per la psicanalisi nel suo complesso. L’ha condannata a diventare una pratica accademica, per la quale non è necessaria una formazione. Basta applicare il dettato dottrinario, codificato negli scibboleth freudiani: l’edipo e la castrazione. Nella storia del movimento analitico la faccenda del controtransfert rappresenta una lacuna non ancora ben analizzata. Tocca a noi elaborarla in termini più scientifici di quelli in cui è stata finora trattata o non trattata. Grazie a Emanuele Tarasconi.