Propongo una nuova traduzione di due frammenti del testo freudiano del 1937 L’analisi finita e infinita. Il primo[1] propone una curiosa analogia fra un’analisi e una radiografia. Il secondo[2] la riprende per evidenziare i nefasti effetti che può avere un controtransfert non analizzato.
Un uomo, che ha egli stesso esercitato l’analisi con grande successo, giudica che il suo rapporto con l’uomo e con la donna – con gli uomini, che sono suoi concorrenti, e con la donna, che egli ama – non è affatto esente da handicap nevrotici e perciò si fa oggetto analitico di un altro, che ritiene superiore a sé. Questa radiografia critica della propria persona gli fa ottenere un pieno successo.
Sembra che numerosi analisti imparino a utilizzare meccanismi di difesa grazie ai quali deviano dalla propria persona le conseguenze e le pretese dell’analisi, probabilmente indirizzandole verso altri, in modo che essi stessi restino ciò che sono e possano sottrarsi all’influenza critica e correttiva dell’analisi. Può darsi che questo modo di procedere dia ragione allo scrittore che ci ammonisce che se all’uomo si conferisce potere è ben difficile che non ne abusi[3]. Talvolta, nello sforzo di farsi capire, si impone la sgradevole analogia con l’effetto dei raggi Röntgen quando vengono maneggiati senza particolari precauzioni. Non ci sarebbe da meravigliarsi se, avendo a che fare senza requie con tutto il rimosso che nell’anima dell’uomo lotta per liberarsi, anche nell’analista si risvegliassero tutte quelle pretese pulsionali che altrimenti riesce a mantenere represse. Anche questi sono “pericoli dell’analisi”, che minacciano non il partner passivo ma il partner attivo della situazione analitica, ai quali non si dovrebbe mancare di far fronte.
A. France, La révolte des anges (1914), trad. it. A. France, La rivolta degli angeli, Padova, Meridiano Zero, 2004.
Di seguito i due frammenti in tedesco:
Ein Mann, der die Analyse selbst mit großem Erfolge ausgeübt hat, urteilt, daß sein Verhältnis zum Mann wie zur Frau – zu den Männern, die seine Konkurrenten sind, und zur Frau, die er liebt – doch nicht frei von neurotischen Behinderungen ist, und macht sich darum zum analytischen Objekt eines Anderen, den er für ihm überlegen hält. Diese kritische Durchleuchtung der eigenen Person bringt ihm vollen Erfolg.
Es scheint also, daß zahlreiche Analytiker es erlernen, Abwehrmechanismen anzuwenden, die ihnen gestatten, Folgerungen und Forderungen der Analyse von der eigenen Person abzulenken, wahrscheinlich indem sie sie gegen andere richten, so daß sie selbst bleiben, wie sie sind, und sich dem kritisierenden und korrigierenden Einfluß der Analyse entziehen können. Es mag sein, daß dieser Vorgang dem Dichter recht gibt, der uns mahnt, wenn einem Menschen Macht verliehen wird, falle es ihm schwer, sie nicht zu mißbrauchen. Mitunter drängt sich dem um ein Verständnis Bemühten die unliebsame Analogie mit der Wirkung der Röntgenstrahlen auf, wenn man ohne besondere Vorsichten mit ihnen hantiert. Es wäre nicht zu verwundern, wenn durch die unausgesetzte Beschäftigung mit all dem Verdrängten, was in der menschlichen Seele nach Befreiung ringt, auch beim Analytiker alle jene Triebansprüche wachgerüttelt würden, die er sonst in der Unterdrückung erhalten kann. Auch dies sind »Gefahren der Analyse«, die zwar nicht dem passiven, sondern dem aktiven Partner der analytischen Situation drohen, und man sollte es nicht unterlassen, ihnen zu begegnen.
Riporto un dato empirico personale, forse curioso. Invecchiando e accumulando esperienza in questo mestiere, che fa fare esperienza dell’enorme, forse crescente, quantità del proprio rimosso, divento sempre più “inibito” e prudente nell’agire, anche in analisi. Nelle mie analisi il soggetto attivo è sempre più l’analizzante, che diventa sempre più capace di criticare la dottrina all’interno della quale si sta formando. Forse dobbiamo correggere Freud sui presunti scibbolet della psicanalisi: castrazione ed edipo, chiari imprinting della sua cultura ebraica. In proposito trovo pregnanti gli ultimi paragrafi dei “Lineamenti della filosofia del diritto” di Hegel che parla – purtroppo in modo confuso perché è al limite della propria capacità di analisi – del dolore del popolo di Israele, in qualche modo assunto dal popolo germanico. Qui Hegel sfiora uno degli enigmi della storia europea, che periodicamente ritorna come rimosso… di cui non si vuol sapere. Vedi il caso Brexit, testimonianza di una volontà popolare di ignoranza. Tanto va tenuto presente, volendo teorizzare qualcosa del soggetto collettivo, che vada al di là dell’identificazione al Führer o al di là del populismo, quando è il Führer che simmetricamente si identifica al popolo.
Riporto un dato empirico personale, forse curioso. Invecchiando e accumulando esperienza in questo mestiere, che fa fare esperienza dell’enorme, forse crescente, quantità del proprio rimosso, divento sempre più “inibito” e prudente nell’agire, anche in analisi. Nelle mie analisi il soggetto attivo è sempre più l’analizzante, che diventa sempre più capace di criticare la dottrina all’interno della quale si sta formando. Forse dobbiamo correggere Freud sui presunti scibbolet della psicanalisi: castrazione ed edipo, chiari imprinting della sua cultura ebraica. In proposito trovo pregnanti gli ultimi paragrafi dei “Lineamenti della filosofia del diritto” di Hegel che parla – purtroppo in modo confuso perché è al limite della propria capacità di analisi – del dolore del popolo di Israele, in qualche modo assunto dal popolo germanico. Qui Hegel sfiora uno degli enigmi della storia europea, che periodicamente ritorna come rimosso… di cui non si vuol sapere. Vedi il caso Brexit, testimonianza di una volontà popolare di ignoranza. Tanto va tenuto presente, volendo teorizzare qualcosa del soggetto collettivo, che vada al di là dell’identificazione al Führer o al di là del populismo, quando è il Führer che simmetricamente si identifica al popolo.